giovedì 28 settembre 2017

Recensione "Regina rossa, Victoria Aveyard"

Recensione "Regina rossa, Victoria Aveyard"

Edizione: Mondadori, collana Chrysalide
Note sull'autrice: Victoria Aveyard (East Longmeadow, 27 luglio 1990) è una scrittrice e sceneggiatrice statunitense, autrice della saga Regina Rossa, formata da Regina Rossa (Mondadori, 2015), Spada di vetro (Mondadori, 2016) e La gabbia del re (Mondadori, 2017).
Nata e cresciuta a East Longmeadow, Victoria Aveyard si è trasferita a Los Angeles, dove si è diplomata in sceneggiatura. Attualmente è scrittrice e sceneggiatrice a tempo pieno.

Trama: Il mondo di Mare Barrow è diviso dal colore del sangue: rosso o argento. Mare e la sua famiglia sono Rossi, povera gente, destinata a vivere di stenti e costretta ai lavori più umili al servizio degli Argentei, valorosi guerrieri dai poteri sovrannaturali che li rendono simili a divinità. Mare ha diciassette anni e ha già perso qualsiasi fiducia nel futuro. Finché un giorno si ritrova a Palazzo e, proprio davanti alla famiglia reale al completo, scopre di avere un potere straordinario che nessun Argenteo ha mai posseduto. Eppure il suo sangue è rosso... Mare rappresenta un'eccezione destinata a mettere in discussione l'intero sistema sociale. Il Re per evitare che trapeli la notizia la costringe a fingersi una principessa Argentea promettendola in sposa a uno dei suoi figli. Mentre Mare è sempre più risucchiata nelle dinamiche di Palazzo, decide di giocarsi tutto per aiutare la Guardia Scarlatta, il capo dei ribelli Rossi. Questo dà inizio a una danza mortale che mette un nobile contro l'altro e Mare contro il suo cuore. "Regina Rossa" apre una nuova serie fantasy dove la lealtà e il desiderio rischiano di esseri fatali e l'unica mossa certa è il tradimento.

Recensione: Avevo grandi aspettative, molto promettenti. Questo libro mi ha molto delusa.
La Mondadori ci aveva tenuto a rilegare ad un certo punto nella pubblicazione del libro una fascetta con su scritto:"dopo Hunger Games e Divergent il nuovo fenomeno americano", e ci credo. Chi è che ora come ora non l'ha ancora letto? 
Tra booktube e bookblogger direi che è difficile trovare qualcuno che non l'abbia ancora letto, e, ancora più difficile, trovare qualcuno a cui non è piaciuto o l'hanno detestato!
Ebbene, oggi ecco una mia super UN-popular opinion. Questo libro, ci tengo a ripeterlo, si è rivelato un'autentica delusione.

Come al solito esaminerò tutto molto oggettivamente e, ovviamente, aggiungo del personale. 
Partiamo con la trama, as always. Bene, credo sia questo uno dei principali problemi per il quale questo libro secondo me delude parecchio: troviamo cliché triti e ritriti di saghe dispotiche per adolescenti che abbiamo già visto e STRArivisto.
Non ho mai letto Hunger Games o Divergent, ho visto i film, e comunque sia non bisogna essere delle persone molto informate o che conoscono molto bene il mondo YA per sapere che ormai il triangolo amoroso ha stufato!

Basta con questi ridicoli pensieri del tipo:"ma perché lo sto facendo?" o:"non capisco perché mi sento così con lui" o ancora:"non dovrei provare quest'altro". Basta, basta, basta. Ridicolo. 
Prima la protagonista è:"mio dio devo stargli lontano, lui è un argenteo e mi vuole morta, non è della mia gente, lo odio, lo detesto, deve stare lontano da me" e due righe dopo:"è una persona diversa, non è quello che sembra ecc...". 

Per il resto non ho molto da dire riguardo la trama, a parte il fatto che molti elementi sono ripresi da romanzi esistenti, e non solo i cliché ma anche, ad esempio, gli elementi dispotici caratteristici come le Arene, prese ovviamente da Hunger Games: il concetto è sempre uguale, ossia quello che chi governa dimostra "chi comanda" ai poveri morti di fame e terrorizza la popolazione per tenerla al loro posto, e quindi evitare rivolte.
L'elemento che non avevo mai incontrato è, invece, l'inserimento del mondo aristocratico e una divisione tra classi ingiusta perché determinata unicamente da un elemento che non possiamo decidere: il colore del sangue. 

Ho apprezzato, infatti, la costruzione del mondo: mi ha affascinata e, sinceramente, se non ci fosse stata almeno questa grande base su cui fare appoggio, questo libro sarebbe da cestinare. Secondo me è o un libro che non è stato sfruttato al massimo oppure un'idea che voleva accostarsi a tante altre saghe più famose

La narrazione ha un ritmo per niente regolare: la prima metà mi ha presa, è stata incalzante, infatti l'ho divorata; poi però arranca sui propri passi e la narrazione diventa noiosa nonostante diversi colpi di scena. 
La colpa ovviamente va allo stile di scrittura poco fluido che sembra quasi "ingobbirsi" (cioè non tira fuori il meglio e diventa mediocre) e che non sa inserire correttamente i colpi di scena che per quanto potrebbero colpire il lettore, non lo fanno più di tanto perché sono inseriti come se stesse parlando della lista della spesa fatta dalla protagonista.

Meglio se non mi esprimo sulle descrizioni. O terribilmente poco dettagliate ed efficaci oppure assenti. Non esiste una via di mezzo. Ed è un peccato perché poteva affascinare il lettore con le descrizioni fisiche degli aristocratici, coi loro vestiti pomposi, e con le descrizioni dei rivoltosi e dei poveri rossi. 
Bisogna andare molto a fantasia se ci si vuole per un minimo immergere. Leggermente meglio le descrizioni di paesaggi e luoghi, devo ammettere.

Non meglio invece i personaggi che come lo stile sono stati piatti nonostante una buona caratterizzazione di fondo: il problema è che i personaggi avevano il loro carattere ma i dialoghi non facevano permeare niente di ciò che erano. Solo alla fine si riesce ad assaggiare un po' di ciò che sono realmente Mare, Cal e Maven; per esempio Mare dovrebbe essere un po' più toccata da certi avvenimenti o fatti, ma questi le scivolano addosso come se nulla fosse, due pagine e ha già dimenticato.
Infine credo che stereotipare tutti gli argentei sia sbagliato da parte di Mare: continua a considerarli mostri per tutto il romanzo, "elementi sacrificabili per la causa", ma dimentica che anche loro sono persone come lei e nessuno merita di morire.

Dovrebbe passare questo come messaggio: ossia che buoni o cattivi, "rossi" o "argentei", tutti sono persone, nessuno merita di morire più di un altro e tutti meritano una vita dignitosa. Anche perché anche tra i rossi ci sono delle pecore nere, no? Certo, parliamo di schiavi, ma non credo sia giusto e soprattutto realistico presentare un ceto sociale che, fra l'altro, non è nemmeno molto approfondito nel libro.


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4 commenti:

  1. Ciao! Mi chiamo Gresi, ed approdo sul tuo blog grazie a Facebook ☺ lo trovo davvero interessante, e ti seguirò con piacere ☺☺
    Il romanzo lo lessi anch'io quando fu pubblicato, e non mi piacque per niente. Mi deluse molto! E mi spiace constatare che anche per te è stato deludente...

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    1. ciao cara! andrò sicuramente a dare un'occhiata al tuo blog e ad iscrivermi!
      insomma, questo libro da quando lo vidi in libreria per la prima volta (vuoi un po' la copertina accattivante, vuoi anche per il concept altrettanto interessante) l'ho voluto leggere a tutti i costi!
      ho preso l'ebook per il costo improponibile del cartaceo e non mi pento per niente della mia scelta, anzi... sono molto contenta ora, a lettura terminata, di non aver preso il libro e speso ben 20 euro...

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  2. Io sono forse l'unica che non ha letto questo libro penso! E non l'ho fatto perchè mi sembrava troppo "mainstream", preferisco cose meno di moda! Però a leggere la tua recensione sono quasi contenta della mia scelta! ^^

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    1. grazi per essere passata e per esserti iscritta, farò un giro sul tuo allo sicuramente ;)
      se non ti piace questo genere di narrazioni, non te lo consiglio, assolutamente! come ho detto la narrazione è molto piatta ed è inutile aspettarsi grandi cose come, invece, purtroppo ho fatto io!

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