lunedì 6 maggio 2019

Recensione film: Into the wild

Recensione film: Into the wild

Formato: colore
Anno: 2007
Regista: Sean Penn
Casa di produzione: Paramount Vantage, River Road Films, Art Linson Productions
Durata: 148 min
Genere: avventura, biografico, drammatico
Soggetto: dal romanzo Nelle terre estreme di Jon Krakauer
Interpreti:
  • Emile Hirsch: Christopher McCandless
  • William Hurt: Walt McCandless
  • Marcia Gay Harden: Billie McCandless
  • Jena Malone: Carine McCandless
  • Hal Holbrook: Ron Franz
  • Catherine Keener: Jan Burres
  • Brian H. Dierker: Rainey
  • Kristen Stewart: Tracy Tatro
  • Vince Vaughn: Wayne Westerberg
  • Zach Galifianakis: KevinMichael Keaton: Riggan Thomson
Musiche: Eddie Vedder, Michael Brook, Kaki King

Trama: Christopher McCandless è un ragazzo americano benestante che, subito dopo la laurea in scienze sociali all'Università Emory nel 1990, decide di donare all'Oxfam il denaro che i suoi genitori gli avevano fornito per continuare gli studi e di abbandonare amici e famiglia per sfuggire ad una società consumista e capitalista nella quale non riesce più a vivere. La sua inquietudine, in parte dovuta al cattivo rapporto con la famiglia e in parte alle letture di autori anticonformisti come Thoreaue London, lo porta a viaggiare a piedi per due anni negli Stati Uniti e nel Messico del nord, sotto lo pseudonimo di Alexander Supertramp.
Durante il suo lungo viaggio verso l'Alaska incontrerà sulla sua strada diversi personaggi: Jan e Rainey, una coppia hippie, Wayne Westerberg, un giovane trebbiatore del Dakota del Sud, Tracy, una giovane cantautrice hippie, e Ron, un anziano veterano scontroso chiuso nei suoi ricordi; tutti personaggi a cui cambierà la vita con il suo messaggio di libertà e amore fraterno e dai quali riceverà la formazione necessaria per affrontare le immense terre dell'Alaska.

Recensione: Diretto da Sean Penn, è uno dei film con la migliore fotografia che abbia mai visto. Il film è biografico e ripercorre la vita di Christopher McCandless che, una volta laureatosi, decide di abbandonare la sua vita abitudinaria e viaggiare per l'America alla riscoperta di se stesso e di una vita che quasi nessuno ha il coraggio d'intraprendere.
Dopo un po' di vagabondaggio, Christopher, o meglio, Alexander, decide la sua meta: l'Alaska, un territorio incontaminato dove potrà assaporare la libertà delle terre estreme.

Questo è un film per lo più visivo, come accennavo all'inizio, grazie alla fotografia e alle riprese che la fanno da padrona insieme all'immenso spazio dato alle riflessioni e alle citazioni, piuttosto che ai dialoghi: il che è anche il senso del film e della vita che Alex vuole vivere. Una vita che rifiuta di conformarsi ai dettami della società, alle regole e ai pregiudizi che sin da piccoli ci vengono imposti e che accettiamo senza consapevolezza di ciò che ci viene, in un certo senso, tolto.
Quello che viene a mancarci sono le esperienze che arricchiscono il vissuto, il rapporto con la natura e con la parte più intima di noi stessi che spesso ignoriamo per conformarci.
Christopher comincia invece a maturare la consapevolezza tramite le sue letture e soprattutto tramite il desiderio di non diventare come i suoi genitori, che invece sono il perfetto emblema della società: una coppia apparentemente perfetta, di sani principi, con una bella casa e un buon lavoro e che possono vantarsi di tutto questo. Un velo d'ipocrisia riveste la vita del protagonista, le cui decisioni drastiche possono considerarsi una diretta conseguenza.


Subito dopo la sua laurea, quindi, scappa da quello che conosce e a cui è sempre stato legato, gli agi e la comodità sono le prime cose che decide di lasciarsi alle spalle. Poi tutti i suoi cari. Il film è una composizione in ordine sparso delle avventure del ragazzo, durante le quali farà diversi incontri che arricchiranno la sua esperienza, anche se chi imparerà maggiormente da questi incontri sono coloro che parleranno con Christopher.
Ma ti sbagli se pensi che le gioie della vita vengano soprattutto dai rapporti tra le persone. Dio ha messo la felicità dappertutto e ovunque, in tutto ciò in cui possiamo fare esperienza. Abbiamo solo bisogno di cambiare il modo di guardare le cose.
Tuttavia, questa frase pronunciata dal protagonista, diventa un eco durante tutta la durata del film in cui ci appaiono esempi pratici: una sorta di filosofia che non molti di noi troverebbero condivisibile.
Ma non è questa la conclusione dei suoi pensieri, l'apice della consapevolezza. Durante tutto il suo percorso, non scambierà una lettera o una telefonata coi suoi familiari, nemmeno con la sua amata sorella, l'unica tra tutti che gli stia a cuore.
L'aspetto però secondo me più importante da considerare è sempre il rigetto del conformismo, la ricerca di nuovi orizzonti, la liberazione dalle catene sociali.
C'è tanta gente infelice che tuttavia non prende l'iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l'animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l'avventura. La gioia di vivere deriva dall'incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell'avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso... Non dobbiamo che trovare il coraggio di rivoltarci contro lo stile di vita abituale e buttarci in un'esistenza non convenzionale...
La riflessione più importante però arriva alla fine, che un po' scardina quasi tutto quello che è stato affermato dal ragazzo e che ha giustificato le sue scelte.
La felicità è reale solo quando condivisa. (Lev tolstoj )
La riscoperta di se stessi a volte può riportarci al punto di partenza, farci pentire di determinate scelte o farci ringraziare il "destino" di averci fatto vivere tutte le esperienze che abbiamo vissuto, anche quelle peggiori.
Parlando del film che è, appunto, una biografia, probabilmente si può dire con molta chiarezza quanto questo concetto sia vero per la vita reale, non si può sempre avere la verità in tasca e capire messaggi, come quello che viene dato alla fine del film, non può risultare sempre facile e i risultati di un percorso possono lasciare allibiti, come il finale di questo film.
Quella di Christopher è una storia straordinaria che dimostra come con la volontà è possibile fare qualsiasi cosa: in un film che potrebbe considerarsi un documentario, non solo per la fotografia ma anche per la documentazione vera e propria della vita del protagonista che comunque è tratta da una storia vera, da fatti realmente accaduti.

3 commenti:

  1. Bellissima recensione, anche a me era piaciuto tanto!

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  2. Sono già passati dodici anni? Ricordo ancora quando andai al cinema a vederlo. Lo adorai al punto da comprarmi il libro e poi il dvd e il blu ray. Bellissimo film

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