venerdì 2 marzo 2018

Recensione "Le assaggiatrici, Rossella Postorino"

Recensione "Le assaggiatrici, Rossella Postorino"

Edizione: Feltrinelli, 2018
Note sull'autrice: Rosella Postorino (Reggio Calabria, 1978) è cresciuta in provincia di Imperia, vive e lavora a Roma. Ha esordito con il racconto In una capsula, incluso nell'antologia Ragazze che dovresti conoscere(Einaudi Stile Libero, 2004). Ha pubblicato i romanzi La stanza di sopra (Neri Pozza, 2007; Premio Rapallo Carige Opera Prima), L’estate che perdemmo Dio (Einaudi Stile Libero, 2009; Premio Benedetto Croce e Premio speciale della giuria Cesare De Lollis) e Il corpo docile (Einaudi Stile Libero, 2013; Premio Penne), la pièce teatrale Tu (non) sei il tuo lavoro (in Working for Paradise, Bompiani, 2009), Il mare in salita (Laterza, 2011) e Le assaggiatrici(Feltrinelli, 2018). È fra gli autori di Undici per la Liguria (Einaudi, 2015).

Trama: "Il mio corpo aveva assorbito il cibo del Führer, il cibo del Führer mi circolava nel sangue. Hitler era salvo. Io avevo di nuovo fame." Fino a dove è lecito spingersi per sopravvivere? A cosa affidarsi, a chi, se il boccone che ti nutre potrebbe ucciderti, se colui che ha deciso di sacrificarti ti sta nello stesso tempo salvando?La prima volta che entra nella stanza in cui consumerà i prossimi pasti, Rosa Sauer è affamata. “Da anni avevamo fame e paura,” dice. Con lei ci sono altre nove donne di Gross-Partsch, un villaggio vicino alla Tana del Lupo, il quartier generale di Hitler nascosto nella foresta. È l’autunno del ’43, Rosa è appena arrivata da Berlino per sfuggire ai bombardamenti ed è ospite dei suoceri mentre Gregor, suo marito, combatte sul fronte russo. Quando le SS ordinano: “Mangiate”, davanti al piatto traboccante è la fame ad avere la meglio; subito dopo, però, prevale la paura: le assaggiatrici devono restare un’ora sotto osservazione, affinché le guardie si accertino che il cibo da servire al Führer non sia avvelenato.
Nell’ambiente chiuso della mensa forzata, fra le giovani donne s’intrecciano alleanze, amicizie e rivalità sotterranee. Per le altre Rosa è la straniera: le è difficile ottenere benevolenza, eppure si sorprende a cercarla. Specialmente con Elfriede, la ragazza che si mostra più ostile, la più carismatica. Poi, nella primavera del ’44, in caserma arriva il tenente Ziegler e instaura un clima di terrore. Mentre su tutti – come una sorta di divinità che non compare mai – incombe il Führer, fra Ziegler e Rosa si crea un legame inaudito.

Recensione: Ho terminato questo libro abbastanza faticosamente, non per colpa di quest'ultimo, fortunatamente, nonostante comunque il ritmo s'imponga come primo elemento da trattare nella mia recensione, a quanto pare.
Non procede spedito, ma dobbiamo anche capire in che anno ci troviamo per non ricadere in una critica inutile: le vicende avvengono tra il '44 e il '45, la guerra ormai è quasi finita, ma solo noi lettori possiamo saperlo. Ci troviamo in Germania e Rosa, a casa dei suoi suoceri, sta solo aspettando che suo marito torni dal fronte per riabbracciarla e tornare finalmente a Berlino: purtroppo però, non per sua volontà, riceve un incarico speciale, uno che non aveva mai chiesto di compiere ma che a suo malgrado, deve e che le cambierà la vita radicalmente.
Assaggiatrice ufficiale di Hitler: Rosa rischierà di morire per tutta la durata della permanenza del Führer a Gross-Partsch.

Come potete immaginare non è un romanzo semplice da articolare e tenere in piedi, però io ritengo che l'autrice ci sia riuscita. Il ritmo è adeguato al tipo di narrazione che si affronta: Rosa viene pagata per rischiare di morire, o ancora meglio, per morire al posto di un'altra persona che, chi dice abbia più valore di lei?
Il romanzo è quello che io definirei introspettivo, e qui tutti gli onori ad un libro che riesce pienamente sotto questo aspetto: Rosa è un personaggio approfondito, coerente e umano. In realtà tutti i personaggi sono ben delineati e completi, anche se qualcuno ci appare un po' più criptico, non viene assolutamente lasciato al caso, nel suo insieme l'alone di mistero ha un senso.

Torno a concentrarmi sull'aspetto introspettivo del romanzo che, credo, sia la parte più importante. Avevo paura che il libro diventasse troppo pesante o, prima di iniziarlo, temevo fosse troppo riduttivo o superficiale: la nostra protagonista, nonostante un compito difficile, il segreto che deve mantenere e le continue pressioni che riceve da parte non solo dei superiori ma anche dalle sue compagne, che la percepiscono come un "outlander", quasi un nemico, deve anche digerire la notizia della sparizione di suo marito. 
Questo evento la strazia e la rende apatica. Rosa sognava una famiglia e un marito amorevole, finalmente era così vicina ad ottenere ciò che aveva sempre desiderato che la guerra glielo porta via. è la triste realtà che molte donne hanno dovuto affrontare e che molte di loro non sono riuscite a superare. 

Il conflitto di Rosa diventa anche nostro e ci coinvolge coi suoi sogni, i suoi sentimenti e i suoi pensieri tormentati. Lei non potrà essere più la stessa dopo questa guerra che ha distrutto i suoi sogni e che l'ha resa inevitabilmente, e inesorabilmente, una donna diversa. Una persona diversa.
Dovremmo anche immaginare quanto il fatto di essere delle donne in quell'epoca potesse essere svantaggioso con un regime dittatoriale e soldati senza scrupoli e violenti.
Penso che anche questo punto sia ben approfondito, possiamo osservare durante tutta la durata del romanzo una contrapposizione cruda tra "l'emisfero" femminile e quello maschile: mi ha fatto pensare a quanto adesso le donne siano più fortunate ad essere così emancipate e a godere di tanti diritti, tra cui quello di parola, il più importante a parer mio.

In sintesi, il romanzo rimane coerente fino alla fine con quando afferma durante tutta la narrazione, i pensieri e i problemi di Rosa non sono esposti unicamente per "dare effetto" al romanzo, anzi, tutte le vicende che vive la segnano profondamente e alla fine capiamo quanto siano state gravi queste ferite, ancora aperte, anche a incubo finito.
La nostra è una protagonista succube, che non riesce a trovare altra soluzione che chiudersi in sé stessa, davanti "ad un terreno" arido, che non l'accoglierebbe qualora lei volesse esternare il suo vissuto travagliato e le sue sofferenze.
Solo nel settembre 2014 l'ultima delle assaggiatrici di Hitler, Margot Wolk, ancora in vita rende pubblica la sua esperienza: muore poco dopo e quindi non sapremo mai la sua storia, tuttavia il suo silenzio, durato per tutta la sua vita, dovrebbe farci capire quanto questa esperienza possa essere stata traumatica per lei. Proprio per questo ho apprezzato molto l'introspezione di questo romanzo che si lascia, sì, trasportare da alcune vicende tipiche di un'opera romanzata appunto, ma che non diventa troppo "finto" e superficiale lasciandoci dell'amaro in bocca, come in un po' tutte, ammettiamo, le storie di guerra che ci capita di leggere o ascoltare.

VALUTAZIONE:



8 commenti:

  1. Le storie sul nazzismo mi affascinano, non in senso positivo certo, ma mi piace impararne sempre qualcosa di più. Non avevo mai saputo dell'esistenza delle assaggiatrici e la cosa mi ha fatto venire i brividi. Libro molto interessante. Grazie per la tua recensione :)

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    1. È assurdo pensare come queste donne abbiano mantenuto l’anonimato per tutto questo tempo... te lo consiglio se sei interessata al genere!

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  2. Mi affascina parecchio anche a me! Adesso devo solo trovare occasione di leggerlo ☺

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    1. ti consiglio vivamente di ritagliare un po’ di tempo per leggerlo, ne vale davvero la pena

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    1. grazie per avermelo segnalato! entrerò a far parte della community sicuramente, però col profilo secondario dato che è pubblico XD

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